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LE GRANDI STORIE DEL MEDAGLIERE

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GLI UOMINI DIETRO GLI OGGETTI: 
JOSEPH FRANCOIS AUGUSTIN MONNERON

L’attività di ricerca portata avanti continuamente dal Medagliere Napoleonico, talvolta si imbatte su oggetti apparentemente non rilevanti ma che invece, ad un più attento esame, mostrano tutta la loro importanza. E’ questo il caso di un lettera recentemente rinvenuta nel mercato antiquario che, pur non avendo specifici collegamenti con la numismatica napoleonica, ci ha particolarmente incuriosito in quanto proveniente da un personaggio che insieme alla propria famiglia, ha lasciato un segno indelebile nel mondo della medaglistica rivoluzionaria.

Si tratta infatti di una lettera, datata 22 dicembre 1791, con cui Jopeh François Agustin, figlio minore della famosa dinastia dei Monneron, invia una vibrante protesta all’indirizzo del Procuratore Generale Sindaco del Dipartimento di Parigi per un provvedimento di sfratto comminatogli relativamente all’appartamento dai lui occupato presso l’Hotel de Longueville.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Oltre che per l’estrema rarità di una lettera autografa di questo personaggio, il documento è molto interessante perché ci offre lo spunto per parlare di una famiglia che, nei tumultuosi anni della Parigi rivoluzionaria, compì una parabola incredibile dalla massima ricchezza e potenza al fallimento ed esilio.

Un primo aspetto interessante da approfondire, è quello relativo al contesto storico in cui può essere calato il documento. Possiamo così scoprire che i Monneron, a partire dalla metà del XVIII secolo, grazie ad una serie di imprese commerciali fortunate nelle colonie dell’estremo oriente, avevano acquisito un’enorme ricchezza che aveva permesso loro di avviare molte altre attività commerciali con sedi dislocate in tutto il territorio nazionale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fra i vari settori in cui i quattro fratelli avevano investito, vi era anche quello dell’importazione del tabacco (che stava diventando un bene sempre più di moda nella sua versione in polvere per essere fiutato). La grandissima competenza e notorietà acquista in questo campo, permise ad Augustin di ricevere la nomina controllore generale del deposito nazionale del tabacco che, a partire dal 1749, aveva sede proprio presso l’Hotel de Longueville.

Questo edificio, costruito nel corso del seicento, si trovava fra il complesso del Louvre ed il palazzo delle Tuilleries in una posizione che da sola ne mostrava l’importanza commerciale.

 

 

 

 

 

 

 

In quanto direttore, secondo una prassi particolarmente comune in quel periodo, fra i suoi appannaggi vi era anche quello di poter usufruire gratuitamente di un alloggio, adeguatamente allestito, proprio all’interno del complesso che ospitava anche l’istituzione da costui diretta.

Purtroppo è impossibile sapere i motivi di questa decisione nei suoi confronti ma, dal tono della sua risposta, possiamo capire che Augustin Monneron, la intendesse come un vero e proprio licenziamento.

Nella lettera infatti espressamente dichiara di non potere e nemmeno volere, continuare a dirigere uno stabilimento che non potesse essere più sotto i suoi occhi.

Ovviamente non sappiamo come sia andata alla fine la storia ma è molto probabile che l’abbandono dell’incarico non preoccupasse più di tanto Augustin se consideriamo che neanche un paio di mesi prima, grazie all’appoggio degli altri tre fratelli, tutti impegnati in politica, era riuscito a farsi eleggere deputato per la città di Parigi e ad ottenere l’autorizzazione a fondare una banca commerciale (la Banque Monneron), specializzata nell’importazione di metalli destinati alle forniture per la Marina e soprattutto abilitata alla produzione e distribuzione di moneta fiduciaria metallica: i famosi ed oggi molto apprezzati dai collezionisti, Monneron.

Abbiamo accennato al fatto che tutta la sua famiglia fosse impegnata in politica ad altissimi livelli cosa non comune nemmeno per l’epoca e soprattutto situazione che non si sarebbe mai potuta verificare nella rigida società dell’ancien regime. La rivoluzione invece si era trasformata per alcune famiglie già agiate in precedenza, in un vero ascensore sociale.

Nel caso dei Monneron, l’ascesa era già avviata alla metà del secolo quando Antoine Monneron aveva impiantato alcune saline nei dintorni di Antibes in Costa Azzurra ed era poi riuscito ad affiancare alla sua impresa commerciale, anche un ruolo nell’amministrazione, quello di controllore generale della gabella ovvero la tassa sul sale. All’epoca infatti la riscossione delle tasse veniva concessa in appalto a privati che, spesso già operanti nel settore in cui la tassa andava ad impattare, in cambio di un contributo unico versato nelle casse dello stato, avevano poi il diritto di riscuoterla presso la popolazione locale. Monneron, grazie alla perfetta conoscenza del mercato del sale che gli derivava dalla sua attività imprenditoriale, si trova nella migliore condizione possibile per ridurre al minimo se non azzerare, l’evasione o l’elusione fiscale di tutti coloro che, nel suo territorio di competenza, erano invece tenuti a pagarla.

Una volta stabilito questo business in modo solido, Antoine decise di rivolgere la sua attenzione al mare da cui la cui ricchezza già arrivava tramite le saline e che da lì sarebbe potuta aumentare grazie alla creazione di una fitta rete di collaborazioni commerciali favorite dalla presenza di una prole molto numerosa.

Dei dodici figli che sopravvissero ai primi anni di vita, tre furono avviati oltre mare con vari incarichi presso la Compagnia delle Indie Orientali Francesi e, al momento della convocazione degli Stati Generali nel 1789, la grande reputazione raggiunta da costoro nei territori delle colonie, permise loro di essere agevolmente eletti come rappresentanti proprio di questi territori.

L’altro figlio legato alla rete commerciale dei Monneron, era proprio Augustin, il minore dei quattro, che doveva fungere da punto di collegamento e base d’appoggio in Francia per tutte le attività dei fratelli. Dopo aver aperto un ufficio commerciale a Parigi in cui giungevano tutte le derrate coloniali commercializzate dai fratelli all’estero, seguendo le orme paterne, era riuscito ad unire all’impegno imprenditoriale, l’incarico pubblico di direttore dello stabilimento dei tabacchi, prodotto che appunto rientrava nel suo portafoglio di materie prime importate grazie ai fratelli.

Continua…

 

Alain Borghini

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